Recensioni
L'architettura dell'intelligenza di Derrick de Kerckove, collana "Universale di Architettura - La Rivoluzione Informatica" a cura di Antonino Saggio, Testo & Immagine, 2001
Il libro, il primo della collana scritto da un non architetto, inizia con una prima definizione di architettura dell'intelligenza: «è l'architettura della connettività [...] che mette insieme i tre principali ambienti spaziali in cui e con cui oggi viviamo: mente, mondo e network». Questi spazi portano nuovi strumenti: come fu la nascita dell'alfabeto la «tecnologia centrale dell'elaborazione umana dell'informazione» lo è la nascita del World Wide Web.
L'autore pone la questione dello spazio creato dalle nuove tecnologie facendo un passo indietro con Ippodamo da Mileto e il contributo che ha dato all'urbanistica e alla configurazione dello spazio. Si parla poi di rappresentazione dello spazio, che nasce «dal bisogno che ha la mente di comprendere ciò in cui è coinvolto il corpo»: si tratta dell'immagine reale -oggettiva- specchiata nel nostro spazio mentale -immagine soggettiva-, l'interiorizzazione del campo visivo riprodotto nella nostra immaginazione.
L'autore pone la questione dello spazio creato dalle nuove tecnologie facendo un passo indietro con Ippodamo da Mileto e il contributo che ha dato all'urbanistica e alla configurazione dello spazio. Si parla poi di rappresentazione dello spazio, che nasce «dal bisogno che ha la mente di comprendere ciò in cui è coinvolto il corpo»: si tratta dell'immagine reale -oggettiva- specchiata nel nostro spazio mentale -immagine soggettiva-, l'interiorizzazione del campo visivo riprodotto nella nostra immaginazione.
Noi costruiamo le nostre menti, le organizziamo, le arrediamo, ci dice De Kerchkove. Ma quello che era il nostro spazio mentale privato ora è invaso dai media elettronici che, con l'avvento del WWW, costituiscono il cyberspazio.
E il motore è l'elettricità: essa ha partorito lo spazio internet, e non il computer come si è portati a pensare. «L'e-principio sta conquistando tutti gli ambiti prima dominati dall'a-principio, quello dell'alfabeto», e non si può non essere d'accordo. Oggi gli spazi privati delle menti di tutto il mondo sono connessi tra loro. Il cyberspazio è riconosciuto come spazio antropico dove gli uomini svolgono azioni, condividono esperienze, tessono relazioni. Ma che rapporti ha il cyberspazio con l'architettura? Secondo lo studioso, proprio l'architettura potrebbe fare da filo conduttore ai tre spazi, diventando così connettiva, cioè che «provvede all'interconnettività fisica e mentale dei corpi e delle menti», e il cyberspazio ne ha bisogno di una molto complessa, fatta di hardware, codici.
«L'architettura dell'intelligenza è l'architettura delle reti di comunicazione.» Dopo la spiegazione di termini a me sconosciuti quali cybercezione, composizione rizomatica, un paio di paragrafi dedicati ai motori di ricerca e molto altro, il tutto corredato da citazioni di Mitchell, Dodge e altri, l'autore ci illustra diversi approcci alla progettazione intelligente e connettiva, se così vogliamo chiamarla. Per citarne alcuni: città che duplicano ed estendono città reali come DigitalToronto, DigitaleStad e CyberBerlin; architettura cyberurbana, cioè edifici e città inventati esistenti solo nel cyberspazio come strumento di studio per la pianificazione urbana; cybercittà come Alphaworld; il Tunnel sous l'Atlantique di Benayoun, il progetto eMuse di Fleischmann e Strauss, l'installazione artistica Displaced Emperors di Lonzano-Hemmer o quella interattiva di Somerer e Mignonneault Interactive Plant Growing. Nell'ultimo capitolo sono esposti quelli che secondo gli studiosi Mitchell, Horan, Surman e Wershler-Henry sono i principi sui quali deve basarsi un'architettura connettiva. A fine lettura mi trovo pienamente d'accordo con Antonino Saggio che nella prefazione ci aveva avvisato di avere tra le mani «un tesoro. Di intuizioni, di link, di percorsi». L’informatica ha senza dubbio cambiato il modo di concepire l’architettura, di vederla, costruirla, viverla; e sarebbe interessante approfondire i link, i percorsi, a quindici anni dall'uscita del libro. Quindici anni di progresso informatico, e viene da domandarsi se questo progresso ha accompagnato quello verso un'architettura intelligente.
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Arie italiane di Antonello Marotta e Paola Ruotolo, collana "Universale di Architettura - La Rivoluzione Informatica" a cura di Antonino Saggio, Edilstampa, Roma, maggio 2006
Antonello Marotta apre il libro facendo il quadro della situazione italiana: da una parte gli architetti degli anni 50 e in particolare l'attenzione sull'architettura parametrica di Moretti, dall'altra la generazione dei maestri quali Aldo Rossi, Giorgio Grassi, Carlo Aymonino. Con la scomparsa di Rossi si assiste ad un clima di spaesamento, e ci si chiede da dove ripartire: «Architettura della città di derivazione rossiniana o architettura parametrica già anticipata da Moretti?».
La generazione che succederà sarà quella nata col computer, quella degli Erasmus, quella che ha cominciato a guardare fuori dal confine italiano, quella della formazione negli studi internazionali.
Da questo punto vengono illustrati i lavori della nuova generazione di architetti realizzati in Italia, architetti che affrontano diversi tipi di ricerche: King Roselli Architetti con l'ES Hotel a Roma, Giovanni Vaccarini con il Nuovo edificio funzionale di Giulianova, lo studio Nemesi con la Chiesa di S. Maria della Presentazione al Quartaccio a Roma, il Museo archeologico di Castel S. Vincenzo di n!Studio, Andrea Viviani con Cinecity 2 a Udine.
Ma i giovani architetti italiani escono anche fuori dal bel paese, grazie alle esperienze formative che svolgono nei maggiori centri di architettura nel mondo, sia con piccole realizzazioni sia con progetti ambiziosi.
La generazione che succederà sarà quella nata col computer, quella degli Erasmus, quella che ha cominciato a guardare fuori dal confine italiano, quella della formazione negli studi internazionali.
Da questo punto vengono illustrati i lavori della nuova generazione di architetti realizzati in Italia, architetti che affrontano diversi tipi di ricerche: King Roselli Architetti con l'ES Hotel a Roma, Giovanni Vaccarini con il Nuovo edificio funzionale di Giulianova, lo studio Nemesi con la Chiesa di S. Maria della Presentazione al Quartaccio a Roma, il Museo archeologico di Castel S. Vincenzo di n!Studio, Andrea Viviani con Cinecity 2 a Udine.
Ma i giovani architetti italiani escono anche fuori dal bel paese, grazie alle esperienze formative che svolgono nei maggiori centri di architettura nel mondo, sia con piccole realizzazioni sia con progetti ambiziosi.
Dopo un elenco di opere architettoniche, arriva una carrellata di installazioni artistiche: le videoambientazioni di Studio Azzurro, l'esperienza di Sylvatica di Lucia Latour e Orazio Carpenzano con ballerini che interagiscono con una scenografia-architettura che si adatta ai loro movimenti, solo per citarne alcuni.
Sicuramente le esperienze lontano dall'Italia hanno reso più vivace e vario il bagaglio culturale dei giovani architetti italiani, ma la nota negativa è sicuramente il fatto che molti di loro sono rimasti all'estero, che si tratti di un periodo o per sempre, e non c'è bisogno di dire che si tratta di una grossa perdita culturale, e non solo, per il nostro Paese.
Libro senza dubbio interessante, che scatta una fotografia della situazione italiana attuale, della nuova generazione di architetti appunto e della "maniera contemporanea" che hanno trovato per fare architettura, ma a mio avviso trova una difficile collocazione nella collana perchè poco parla di rivoluzione informatica. Comunque la lettura ha fatto nascere in me una domanda e una proposta: in Italia, a undici anni dall'uscita del volume, come si è evoluto lo scenario architettonico italiano dal punto di vista delle nuove tecnologie, del digitale? La proposta sarebbe proprio quella di scattare una nuova fotografia sul panorama italiano in un nuovo capitolo.
Libro senza dubbio interessante, che scatta una fotografia della situazione italiana attuale, della nuova generazione di architetti appunto e della "maniera contemporanea" che hanno trovato per fare architettura, ma a mio avviso trova una difficile collocazione nella collana perchè poco parla di rivoluzione informatica. Comunque la lettura ha fatto nascere in me una domanda e una proposta: in Italia, a undici anni dall'uscita del volume, come si è evoluto lo scenario architettonico italiano dal punto di vista delle nuove tecnologie, del digitale? La proposta sarebbe proprio quella di scattare una nuova fotografia sul panorama italiano in un nuovo capitolo.